Ruanda 1994
Millevoci

Ruanda a 25 anni dal genocidio, un paese che guarda avanti

Con Nicola Colotti

  • KEYSTONE
  • 17.4.2019
  • 52 min
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  • Società

Il genocidio avvenuto in Ruanda nella primavera/estate del 1994 rimane una delle pagine più oscure e cruente della storia contemporanea non soltanto africana, ma anche mondiale. Tra le 500 mila e il milione di persone vennero massacrate nella faida etnica che trasformò la maggioranza Hutu in carnefice della minoranza Tutsi. Furono cento giorni di sangue da cui il piccolo paese centroafricano si è ripreso con fatica, dignità e pragmatismo. Nonostante le violenze tra fazioni che hanno coinvolto i vicini Burundi e Repubblica democratica del Congo e le tensioni su base etnica che ancora si fanno sentire, il Ruanda ha intrapreso un processo di riappacificazione in cui sono coinvolte diverse ONG attive soprattutto nelle regioni discoste del paese. Il coinvolgimento della comunità internazionale nel processare e condannare molti dei colpevoli del genocidio non ha cancellato le responsabilità storiche delle potenze coloniali né quelle delle istituzioni internazionali che non sono intervenute in tempo per evitare il massacro. Anche per questo il Ruanda di oggi guarda al futuro più che al passato lacerante, grazie soprattutto alle nuove generazioni nate dopo il 1994 e alle donne vera forza della rinascita del paese. Nonostante la pace raggiunta il Ruanda è retto da un regime politico poco trasparente e poco democratico, il cui pragmatismo tuttavia sembra garantire quella stabilità necessaria sulla via della cicatrizzazione delle profonde ferite profonde inferte un quarto di secolo fa dal genocidio.

Ospiti:
Marina Carobbio
, presidente del Consiglio Nazionale del Parlamento svizzero
Gabriella Caldelari, della ONG “Insieme per la Pace”
Kathrine Keller, presidente della ONG Mabawa
Simona Cereghetti, giornalista corrispondente RSI da Berna, inviata in Ruanda
Marianne Villaret, segretaria generale della Federazione delle ONG della Svizzera italiana (FOSIT)

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