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Africa: business attrattivo per nuovi attori

di Pietro Veglio

  • 28 novembre 2018, 13:20
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Mercoledì 28 novembre 2018 alle 12:20

Non è più solo la Cina ad essere attratta dalle opportunità di business lucrativo e commercio che oggi offre l’Africa subsahariana “post-post coloniale”. Parecchi i nuovi attori: Turchia, India, Brasile, Russia, gli stati del Golf, Malesia e Vietnam. Senza dimenticare che l’Europa sta intensificando i legami economici con l’Africa. La Germania ha lanciato un “Piano Marshall con l’Africa” offrendo incentivi economici alle proprie imprese disposte ad investire nei paesi subsahariani. E gli Stati Uniti di Trump, in generale molto critici nei confronti di ogni forma di aiuto internazionale, hanno appena deciso di dotare la loro Overseas International Development Finance Corporation di un capitale pubblico di US$ 60 miliardi. Con il mandato di accordare prestiti, garanzie sugli stessi e coperture assicurative contro i rischi non commerciali degli investimenti esteri delle imprese statunitensi. Il tutto per contrastare l’espansione cinese sui mercati subsahariani.

I principali indicatori dei cambiamenti in atto sono quelli riflessi dai flussi commerciali e dagli investimenti. Nel 2009 la Cina ha superato gli Stati Uniti come il principale partner commerciale dell’Africa subsahariana. Nel 2017 il commercio reciproco fra Cina ed Africa equivaleva a US$ 170 miliardi, 20 volte superiore a quello dell’inizio 2000, ed in netto contrasto con i US$ 39 miliardi del commercio Stati Uniti-Africa. A loro volta gli investimenti cinesi totali in Africa fino al 2016 sono stimati a US$ 125 miliardi. Quanto al commercio India-Africa è aumentato di 10 volte dai US$ 7,2 miliardi del 2001 ai 78 del 2014, facendo dell’India il 4° più importante partner commerciale dell’Africa. E le importazioni di paesi africani da Turchia e Russia sono rispettivamente quadruplicate e triplicate. I problemi di governance e corruzione che frenano lo sviluppo africano e spesso anche gli investimenti occidentali, non hanno invece rallentato le nuove iniziative diplomatiche e commerciali di vari paesi emergenti e l’interesse delle imprese di questi paesi a intensificare il loro business africano. Queste imprese sfruttano il vantaggio comparativo derivante da costi di produzione inferiori a quelli delle rivali europee o americane e beneficiano dell’apertura di nuove sedi diplomatiche in vari paesi africani, concessione di assicurazioni contro i rischi dell’export e nuove connessioni aeree con varie città subsahariane.

L’interesse accresciuto per il business con l’Africa offre nuove opportunità ai governi africani. Per esempio di poter scegliere fra le proposte di diversi investitori e paesi, approfittando della concorrenza fra gli stessi. Il rischio è che i principali beneficiari siano i leaders politici africani corrotti, che i paesi si indebitino eccessivamente e che vengano finanziati progetti economicamente non sostenibili. Per evitare queste derive il controllo dal basso e la pressione delle opinioni pubbliche africane sono indispensabili. Il loro impatto sarebbe aumentato dallo scambio regolare di esperienze fra i vari paesi ed imprenditori africani e dall’implementazione di una zona di libero scambio regionale. Quest’ultima permetterebbe di ampliare il commercio intra-africano e le economie di scala riducendo nel contempo l’attuale balcanizzazione del continente.

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